Di solito si dice che tra i due litiganti il terzo gode; è sulla competizione tra Instagram e TikTok che BeReal trova uno spazio per emergere e trarre vantaggio.
Che cosa si sa esattamente di questo social media? BeReal è un’applicazione francese fondata nel 2020 da Alexis Barreyat e Kevin Perreau, diventata famosa soprattutto in questo ultimo periodo. Che ruolo hanno i fruitori del social? La risposta al quesito la si può dedurre dal nome della stessa applicazione: i soggetti assumono il ruolo di “prosumer”, essi non si limitano a ricevere passivamente il servizio ma ne rappresentano una parte fondamentale in quanto condividono giorno per giorno uno scatto, che cattura la propria vita quotidiana, in un momento specifico.
Per di più, non sono i soggetti a scegliere quando, dove e come scattare la foto bensì è il social ad imporre un tempo limite entro cui fare e condividere lo scatto. Inoltre, gli utenti interagiscono tra di loro tramite dei “commenti”, i quali non sono altro che selfie in cui i soggetti mostrano accordo o dissenso nei confronti di una determinata foto. Verrebbe da pensare che non si abbia più l’interesse di voler vedere circolare contenuti artificiali e finti offerti dagli altri social e che non si vada costantemente alla ricerca del “bello ideale” così come lo intendeva Hegel. Vi è un principio cardine che il social segue: essere reali, non a caso la notifica che arriva ai soggetti afferma “Time to BeReal”. L’intento, quindi, è quello di catturare un istante autentico e senza filtri della vita dell’utente. Oramai, la nota app si configura come una vera e propria rivoluzione.
Non si riscontra nessun interesse di lucro sui contenuti pubblicati ma, l’unico interesse dei creatori consiste nella voglia di restituire una genuinità che sta scomparendo pian piano con i social sopracitati.
Sembrerebbe tutto rosa e fiori, ma le critiche non sono venute a mancare. C’è chi sostiene che bisogna guardare sempre l’altra faccia della medaglia e, così l’intoccabile app potrebbe avere anche dei difetti: d’altronde, chi non ne ha? Si apre la strada ai rinomati ‘’apocalittici’’, così come li definiva Umberto Eco, che nel social non vedono così tanta autenticità e verità. Tra lo scatto e la pubblicazione della foto corrono due minuti e quindi non si parla di vera e propria istantaneità, affermano.
La vera domanda è: il social sarà in grado di stare al passo con i tempi? O finirà per ricadere nel baratro tra qualche anno?