Guerra Russa-Ucraina: multinazionali chiudono le loro sedi ed il commercio con la Russia. Proviamo a capirne di più

Un po’ di storia

La guerra nel 2022? Ebbene sì, inconcepibile ma vero. Nessuno se lo aspettava di arrivare a tanto… certo tra la Russia e l’Ucraina ci sono sempre stati degli screzi ma mai nessuno pensava che nel XXI secolo si sarebbe arrivati a tanto.

In realtà c’è una storia che precede tale conflitto, vediamo in sintesi di cosa si tratta: 24 febbraio 2022, nelle prime ore del mattino il presidente russo Vladimir Putin dichiara l’avvio di “un’operazione militare speciale” vicino Kharkiv, Ucraina. Ma come ben sappiamo, sarà solo l’inizio di una guerra e certamente, di un nuovo futuro assetto globale. La lesione dei rapporti tra i due Paesi inizia intorno agli anni Novanta quando l’Ucraina vuole allearsi all’Europa occidentale ed entrare nella Nato, distaccandosi così dalla Russia.

Arriviamo al 2014: l’Ucraina è divisa tra filo-russi e filo-occidentali.

Ma tornando a questa assurda guerra… il Cremlino “giustifica” il conflitto, poiché volto a “denazificare” e fermare il presunto genocidio della popolazione filo-russa in Ucraina, oltre che a impedire che l’Ucraina entri a far parte della Nato. Dal punto di vista militare, la guerra sta coinvolgendo solo la Russia e l’Ucraina, in quanto gli alleati di kiev (Stati Uniti, Giappone, Canada ed Europa) hanno deciso di evitare una vera e propria guerra mondiale… come? Fornendo armi all’esercito Ucraino ed emanando sanzioni alla Russia.

Ma quali sono le multinazionali che in segno di disapprovazione e di sostegno nei riguardi dell’Ucraina hanno deciso di boicottare Putin?

Sono diverse le imprese che hanno deciso di ritirarsi dal mercato russo come gesto di disapprovazione nei riguardi della guerra e di sostegno nei confronti dell’Ucraina (ma in realtà questa è una decisione legata anche ai danni che, a lungo termine potrebbero verificarsi nei riguardi degli azionisti) pur rimettendoci i loro guadagni. La risposta di Putin è stata quella di dare il via ad un piano di potenziamento delle imprese nazionali.

Ma andiamo per gradi:

Le prime società a bloccare le loro attività sono state: Shell, Equinor (società energetica della Norvegia) e British Petroleum (colosso petrolifero britannico), a seguire come abbiamo già accennato in precedenza: Netflix, Toyota, Ikea e Volkswagen.

Netflix, Disney, Sony e Spotify

Netflix così come anche richiesto da una legge russa, ha cessato oltretutto le riprese di una serie tv poliziesca e bloccato tutti quei progetti come da programma. Disney sospende l’uscita dei suoi film in Russia, stessa presa di posizione per Sony.

Spotify rimuove dai suoi servizi tutti quei contenuti che sponsorizzava lo stato russo e chiude anche gli uffici a Mosca fino a data da destinatari.

Ikea afferma che la guerra ha una grave ripercussione sull’umanità

L’azienda svedese “Ikea” ha annunciato già il 3 marzo che avrebbe chiuso tutti i suoi punti vendita che si trovano in Russia, in quanto ha dichiarato che la guerra provoca gravi interruzioni della catena di rifornimento oltre che danni nei riguardi dell’umanità.

H&M, Nike, Lego, Apple, e Adidas

Il noto marchio “H&M” ha chiuso, per il momento, i propri negozi così come il brand Nike, seguito successivamente dalla Lego, la quale ha sospeso le consegne in Russia; Anche Apple  ha manifestato la propria vicinanza al popolo ucraino.

Adidas, ha sospeso la sua partnership con la Federcalcio russa, in quanto sponsor della sua Nazionale.

Toyota, Mercedes-Benz e Volkswagen fermano la loro produzione

La casa automobilistica che porta il brand della Toyota ha comunicato lo stop della produzione, in particolare, nello stabilimento di San Pietroburgo; Mercedes-Benz e Volkswagen hanno interrotto sia la produzione sia l’esportazione dei loro veicoli in Russia.

Tante altre aziende molto note nell’ambito del commercio hanno preso la decisione di uscire dal mercato russo:

Chiudono i battenti anche Danone e Nestlé, così come Airbnb; l’Eni che intende cedere la sua quota nel gasdotto Blue Stream, annunciando la sua intenzione di ritirarsi dai progetti russi; il brand luxury Hermès chiude per il momento le proprie boutique in Russia.

Per non parlare poi di google, in particolare google maps e lo stop anche di Tripadvisor per un motivo ben valido: gli utenti hanno invaso le pagine dei locali per scambiarsi informazioni utilizzando il metodo di comunicazione che le stesse piattaforme offrono, e che al contempo sarebbero state utilizzare per la comunicazione di messaggi nascosti o mascherati da feedback e commenti.

 

Basterà tutto ciò a porre fine alla guerra? Ad oggi la guerra continua, ma ognuno di noi spera che questo incubo possa terminare a seguito di tutte le sanzioni emanate e le prese di posizione delle multinazionali più note.