Una grave crisi di creatività

Avete mai sentito quelle agenzie che ci tengono a definirsi come le “più creative” del mondo? Nel loro tema si annoverano membri che definiscono la creatività, come la panacea a tutti i mali; ma cosa vuol dire questa parola? Creatività.

 

CHE COS’È LA CREATIVITÀ?

Forse da sola non vuol dire niente, inoltre, la creatività ha poco a che fare con il Marketing. Però è vero il contrario. Il Marketing deve sovraintendere la creatività, offrendo ad essa tutti gli strumenti necessari per realizzare una campagna efficace, capace di essere ricordata e, perché no, capace di far vendere. La creatività ha davvero senso solo con un marketing scientifico e rigoroso. Nel primo caso, quando esso parla di trend, scenari, analisi e previsioni; mentre è considerato rigoroso, quando parla di conti economici e di budget.

 

La genialità creativa da sola non porta a niente, è solo un palliativo (o forse un diversivo).

 

PERCHÉ LA CREATIVITÀ È IMPORTANTE?

 Quando la creatività è in sintonia con il concetto di marca e di prodotto aziendale possiamo parlare di marketing efficace. Per anni si è sentito parlare di azioni di marketing non convenzionale spesso unico punto memorabile di campagne pubblicitarie fallimentari; forse proprio perché erano creative sì, ma poco funzionali ad un concetto di marketing votato alle vendite. Pertanto la pubblicità deve avere un messaggio chiaro con un target ben definito. Ergo, la creatività non è altro che il denominatore comune di tutto ciò. Se tutto questo processo non avviene, si rischia solamente di avere una mera esecuzione: quando manca il trait d’union avviene un “black out” che provoca i fallimenti delle campagne.

 

COSA BLOCCA LA CREATIVITÀ?

Quindi per ribadire ancora di più il concetto, la creatività da sola non basta. Occorrono “squadre” di professionisti ognuno con specifiche competenze: strategic planner, marketer, copywriter, account executive; ma tra tanti paroloni anglosassoni ne diciamo uno nel nostro idioma, che è forse il più importante: ci vuole soprattutto il cliente, ed aggiungo, che sappia ascoltare e che si affida, disposto soprattutto, ad investire. Sono ben lontani i tempi in cui con una sola idea, si toglievano le castagne dal fuoco al cliente, come spesso accadeva negli anni ’80 perchè dietro quelle idee brillanti c’erano personaggi che avevano strutturato la campagna nei minimi dettagli e non certo si improvvisavano pubblicitari dall’oggi al domani come invece, sempre più spesso, accade oggi.

 

Quante volte ricordiamo il jingle piuttosto che lo slogan di una pubblicità ma facciamo fatica a ricordare la marca o il prodotto pubblicizzato nella stessa!?

Ecco perché oggi possiamo agevolmente affermare che la pubblicità è in decadenza, perché i “creativi”, al sol fatto di dover pensare di programmare, pianificare, fare strategie, storcono il naso! E quindi anche le multinazionali più predisposte a “sacrificare” denaro nelle più costose campagne di advertising, fanno dei buchi clamorosi. Attenzione quindi. Da un lato ci sono le agenzie di creativi che sono poco inclini ad utilizzare e mettere in campo strategie di marketing, dato che non son nemmeno organizzate con le figure adatte a metterle su; dall’altro ci sono i freelance, che possono fare più danni di un uragano a New Orleans; loro vi potranno solo portare ad un obiettivo se a monte già esiste una strategia ben delineata. Pertanto a seconda dell’inclinazione che ha, potrete al massimo affidargli uno specifico compito: è un copywriter!? Fategli scrivere i testi per il vostro blog, o quelli dei vostri Social Media; è un grafico!? Affidategli la progettazione di un brand. Punto! 

 

COME È CAMBIATA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS?

Se guardiamo un po’ l’advertising in Italia nelle ultime settimane, limitandoci ad esempio ai soli spot televisivi, possiamo sicuramente affermare che, addirittura, è in atto una vera e propria crisi di creatività: ci accorgiamo che la stragrande maggioranza degli spot hanno quel non so che di patetico, tanto buonismo condito con un po’ di patriottismo (messo lì ad arte perché fa chic) e a dirla tutta con poca, anzi pochissima creatività. Tutte le pubblicità dei marchi più noti erano stereotipate, con musiche emozionali, voli di drone, e tricolori sventolanti, sul falso andante del “volemose bene” e sull’onda nostalgica dell’hashtag più in voga del momento #andratuttobene. Dopo la seconda che ho visto, mi sono annoiato.

Rinnegare la creatività.

In conclusione, come fare per scegliere il vostro partner per il business? A chi affidare la comunicazione della vostra azienda? Innanzitutto, documentatevi, guardate il portfolio dei lavori eseguiti, incontrate le agenzie a cui intendete affidare il progetto, confrontandovi con i loro referenti, e non limitatevi a chiedere “il preventivo” saltando tutte le pagine per finire a leggere solo l’ultima dove c’è scritto il costo del progetto. Fatevi spiegare cosa è per loro il marketing, o meglio, il progetto di marketing che dovrà soprattutto migliorare il processo di comunicazione e, perché no, ad aumentare le vendite (nel medio/lungo periodo) della vostra azienda.